Partiamo dalla storia recente per i tempi della Chiesa.
1700: costruzione della Collegiata San Pietro Apostolo. Prima di questa data, come testimoniano vari testi e quadri, la presenza cristiana era molto significativa, ma lasceremo agli storici approfondirla. Dal ‘700 in poi si struttura la parrocchia come la conosciamo nella nostra comunità; iniziano così tradizioni che durano fino ad oggi. Liturgie, processioni e celebrazioni in trecento anni, con due Concili, generano uno stile di fede schietto e sincero. In seguito due eventi modificano lo stile di fede della comunità. Il primo è il Vaticano II che ha cambiato il volto della chiesa intera. Il Concilio Vaticano II rinnova una fede che col tempo si era ridotta a moralismi e cerimonie per rimettere al centro la partecipazione del laicato. La liturgia e la Parola di Dio sono i due cardini con cui la Chiesa si apre al mondo e alle sue dinamiche.
In tempi più recenti, un secondo fattore di cambiamento è rappresentato dalla crescita demografica del paese. Cresce la popolazione del Borgo e delle Cozze e le cappellanie (come Santa Lucia, Borghetto, Cozze, San Rocco e San Vito da piccoli centri che gravitavano attorno alla Collegiata) diventano veri e propri quartieri autonomi. In questo periodo nasce la parrocchia del Borghetto e parte il progetto per la chiesa delle Cozze. Negli ultimi anni la parrocchia sta lavorando per riunire la comunità, anche se le parrocchie sono rimaste due: San Pietro Apostolo in Monte e Cuore Immacolato di Maria in Borgo; ma proviamo a metterci alla scuola del Vangelo tutti insieme, anche perché le nuove generazioni non sentono più questa divisione. Nasce così la parrocchia Koinè. che significa insieme.
Penso che in un mondo in cui, per affermare la propria identità, si critica quella dell’altro, la parrocchia stia testimoniando una bella e profetica immagine di comunione.
Scarica la storia della parrocchia di Monte san Vito tratta dal libro
“Senigallia e la sua Diocesi” di Mons. Angelo Mencucci
Scarica la storia della parrocchia di Borghetto tratta dal libro
“Senigallia e la sua diocesi” di Mons. Angelo Mencucci